Onorevoli Colleghi! - La delimitazione delle province italiane, effettuata con criteri obsoleti di mero decentramento amministrativo e di controllo del potere centrale, secondo superate logiche proprie dello Stato post unitario, non è più del tutto rispondente ai bisogni di una società moderna che rivendica spazi diversi di autogoverno, di autonomia politica e amministrativa, di identità omogenee sotto il profilo culturale, storico, ambientale e degli interessi economici.
      Il territorio rappresentato dall'Arcipelago toscano, per il quale si avanza la presente proposta di elevazione a nuova provincia toscana, presenta tutti i citati criteri di identità e di specificità che potranno essere pienamente valorizzati in un contesto istituzionale e amministrativo proprio.
      Esso comprende sette isole: Elba, Capraia, Giannutri, Giglio, Gorgona, Montecristo e Pianosa.
      È composto da dieci comuni: Portoferraio, Campo nell'Elba, Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Rio Marina, Rio nell'Elba, Capraia Isola, Isola del Giglio; ed è diviso tra due province: Livorno e Grosseto.
      Il capoluogo dell'auspicata provincia sarebbe Portoferraio. Essa conta oggi 11.000 abitanti ed è la «capitale» dell'isola d'Elba: Fabricia per i romani, Cosmopolis dal 1548, quando Cosimo de' Medici diede inizio alla costruzione della Portoferraio attuale, tipico esempio di città fortificata con un centro storico di bellezza e di fascino incomparabili.
      L'Arcipelago toscano ha una superficie complessiva di terre emerse di circa 300 chilometri quadrati ed è di 180 chilometri la distanza che separa Gorgona a nord da Giannutri a sud.
      Possiede il più grande parco marino d'Europa, che tutela 56.766 ettari di mare

 

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e 17.887 ettari di terra. Dal punto di vista naturalistico, il parco offre un ecosistema molto ricco e vario e alquanto delicato, caratterizzato da specie di animali e di piante molto particolari. Costituito nel 1989, vanta un patrimonio naturalistico di grande valore per tutta l'umanità; è nato per proteggere gli ecosistemi presenti e per salvaguardare i flussi migratori di varie specie di volatili tra Europa e Africa.
      Di seguito sono riportate le caratteristiche principali delle isole dell'Arcipelago toscano.

Elba.

      È divisa in otto comuni. È anche la più sviluppata (vi abita il 90 per cento della popolazione dell'Arcipelago) e la più turistica, con oltre due milioni di presenze annuali. L'Elba è situata nel mezzo del parco marino dell'arcipelago toscano ed è raggiungibile con una sola ora di navigazione da Piombino. Ha una superficie di 200 chilometri quadrati e 147 chilometri di sviluppo costiero, con un continuo alternarsi di spiagge e scogli, dolci declivi e pareti a picco; ha un'orografia movimentata, che raggiunge l'apice nel Monte Capanne con i suoi oltre mille metri d'altezza. L'Elba offre un territorio ricco di panorami e angoli nascosti da esplorare (sia marini che di montagna). Oltre a questo l'isola è ben attrezzata per l'accoglienza dei flussi turistici (vi si contano circa duecento alberghi, cinquanta residence, trenta campeggi, trenta aziende agrituristiche). Il numero dei residenti è di poco superiore alle 20.000 unità. L'Elba conserva intatto il suo fascino di isola mediterranea e angoli di splendida natura. Montagna, colline, costa e mare: tutto in pochi chilometri, in linea d'aria. I Greci la chiamarono Aethalia, che significa «fumosa» o «fuligginosa», e i Romani Favilla, entrambi a causa dei fuochi nei forni delle miniere di ferro e di rame. Elba deriva dal latino Ilva. Il trattato di Fontainebleau assegnò l'Elba (e il principato di Piombino) a Napoleone, che vi soggiornò dal 3 maggio 1814 al 26 febbraio 1815. Al Congresso di Vienna l'Elba venne riannessa al Granducato di Toscana per poi essere unita, nel 1860, al Regno d'Italia. Fino alla fine del secolo conobbe anni di grande miseria, ma con la costruzione dei moderni stabilimenti siderurgici l'isola d'Elba ebbe un notevole sviluppo economico e demografico fino alla seconda guerra mondiale, quando, nel 1943, l'isola fu bombardata e occupata dai Tedeschi. In quel periodo gli elbani conobbero le violenze, la fame e la degradazione che la guerra comporta. Le principali attività di sostentamento dell'isola erano state distrutte e alla popolazione non restò che emigrare, fino ai primi anni '50, quando l'Elba iniziò a divenire meta di turisti.
      Inizia così il periodo di valorizzazione e di ricostruzione dell'isola che diventerà, dopo alterne vicissitudini, una delle mete turistiche più ambite.

Capraia.

      Malgrado la colonia penale occupasse solo un terzo della sua superficie fino al recente passato (1986), nell'immaginario collettivo è una delle isole «incatenate» e proibite dell'arcipelago. Oggi si presenta come una delle più selvagge e naturali isole toscane, con la presenza di un vivace centro abitato. Il suo aspetto è aspro, dominato dalle rocce e dalla macchia mediterranea, vegetazione che riveste l'intera isola, con la sola eccezione del piccolo paese e del porto. Da Capraia partì l'idea del parco dell'Arcipelago, oggi una realtà. I Greci la chiamavano Aegylon (Aegylon megas, per non confonderla con il Giglio, Aegylon mikros), per la presenza di capre selvatiche. Capraia può derivare dalla traduzione latina del nome greco, oppure da un'antica radice etrusca dove la parola kapra significava «pietra» o «luogo pietroso».

Gorgona.

      È l'isola più piccola (appena 220 ettari), un'isola «penitenziario». La si può visitare con tour guidati, previa autorizzazione del Ministero della giustizia. La colonia penale è stata istituita nel 1869 ed è l'unica

 

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rimasta dopo la dismissione di Capraia e Pianosa. La popolazione residente è sempre stata ridottissima: quaranta monaci nel 1370, ottanta abitanti nel 1830, sette residenti nel 1986. Oggi nessun civile è residente in modo permanente sull'isola. La colonia penale ha provocato un forte impatto ambientale, ma ha anche prevenuto una forse ben peggiore speculazione turistica. Egilora per i Greci, Urgon, Gorgon e Marmorica per i Latini e i Romani.

Pianosa.

      Deve il suo nome (dal latino Planusia) al fatto di essere interamente pianeggiante. Questa caratteristica la distingue fortemente da tutte le altre isole dell'Arcipelago e la rende quasi invisibile fino a poca distanza.
      L'isola fu zona di reclusione già in epoca romana (nel III secolo dopo Cristo fu destinazione di deportazioni di cristiani); durante il Regno d'Italia vi fu istituita una casa di pena agricola, adibita fino al 1997 a penitenziario di massima sicurezza (di conseguenza difficilmente raggiungibile).

Giannutri.

      È l'isola più a sud, piccola e dal profilo frastagliato, presenta una particolare forma a mezzaluna che crea, ad est, un'ampia baia protetta dai venti di settentrione e di ponente.
      L'isola è verde e alberata. Per millenni pressoché disabitata, non è mai stata sede di uno stabile insediamento umano. Oggi interamente privata (fa parte del territorio comunale dell'isola del Giglio), con poche ville e residenze turistiche, mantiene tuttavia una straordinaria atmosfera «selvaggia» e di isolamento. Era chiamata Artemisia dai greci e Dianum dai romani, per la sua forma a mezzaluna, simbolo mitologicamente legato alla dea Diana.

Giglio.

      Già abitata dall'età del ferro e successivamente scelta dagli Etruschi come avamposto militare, il Giglio visse uno dei momenti di maggiore splendore sotto il dominio romano della famiglia dei Domizi Enobarbi, proprietari della monumentale villa patrizia di Castellari (di cui oggi è visitabile soltanto la cetaria), diventando un nodo marittimo fondamentale negli scambi fra le province, come dimostrano i numerosi relitti nelle acque antistanti l'isola e le menzioni nella letteratura dell'epoca (Giulio Cesare, De bello civili; Plinio, Historia naturalis; Antonino Augusto, Itinerarium maritimum). Nell'805 Carlo Magno donò l'isola all'abbazia delle Tre Fontane e in seguito passò agli Aldobrandeschi, ai Pannocchieschi, ai Gaetani, agli Orsini e al comune di Perugia. Nel 1241, nelle acque antistanti il Giglio, la flotta di Federico II distrusse quella genovese che portava a Roma i prelati per il concilio convocato da Gregorio IX contro lo stesso Imperatore. Dal 1264 l'isola fu tenuta dai Pisani, ai quali si deve la struttura urbanistica di Giglio Castello. Nei secoli successivi, l'isola subì numerose dominazioni, compresa quella dei Medici di Firenze dagli inizi del XV secolo. Purtroppo, in quel periodo, il Giglio fu preda di frequenti scorribande saracene. Il 18 novembre 1799, giorno dell'eroica vittoria dei Gigliesi contro i Turchi, segna la fine delle incursioni barbaresche. Da questo momento inizia un periodo più tranquillo che favorisce l'incremento demografico e una maggiore floridezza economica, con la ripresa dell'attività agricola, l'inizio dello sfruttamento minerario (limonite, ematite, pirite) e l'apertura delle cave di granito, già in auge ai tempi dei Romani (molte colonne dell'antica Roma e di alcune basiliche italiane sono in granito del Giglio). Dopo la chiusura della miniera di pirite nel 1962 l'isola del Giglio si è caratterizzata unicamente per la vocazione turistica che la rende meta ambita in tutte le stagioni, grazie anche a un particolare clima mite.

Montecristo.

      È la più isolata, la più misteriosa e anche la più celebre (immortalata dal

 

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libro Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas). Sin dal 1971 è stata dichiarata riserva naturale integrale e, successivamente, dal Consiglio d'Europa, riserva naturale biogenetica: non può essere visitata da più di mille persone l'anno, previa speciale autorizzazione dell'ente parco. Malgrado diversi tentativi di speculazione edilizia, l'isola resta selvaggia e ha un solo piccolo insediamento con pontile. Non ha popolazione residente in modo stabile, ad eccezione del guardiano e della sua famiglia e di personale temporaneo, appartenente al Corpo forestale dello Stato. Per i Greci era Ocrasia, forse per il colore delle rocce chiare dai riflessi ocra e rosa. Plinio il Vecchio ne storpiò il nome in Oglasa, ma i Romani la chiamavano Mons Jovis, una specie di Olimpo sperduto in mezzo al mare. Il nome attuale è posteriore alla leggenda di San Mamiliano, che trovò rifugio sull'isola nel V secolo e vi fondò una comunità monastica.

Edifici pubblici e pubbliche istituzioni.

      L'Arcipelago toscano ha le seguenti sedi e strutture pubbliche: comuni, prefettura - ufficio territoriale del Governo, azienda di promozione turistica, biblioteca comunale Foresiana (Portoferraio), biblioteca «Cesi Pocar De Rosa» (Marciana Marina), sede distaccata della provincia, comunità montana «Elba e Capraia», pretura, dogana, sede dell'ente parco.
      Le Forze dell'ordine sono presenti con: Arma dei carabinieri, commissariato di pubblica sicurezza, Corpo forestale dello Stato, Corpo della guardia di finanza, vigili del fuoco, vigili urbani, capitaneria di porto.
      Alla ricchezza di servizi e uffici, che formano il presupposto indispensabile per la creazione di una provincia, si aggiunge la presenza di autonome strutture e giurisdizioni territoriali: associazioni dei commercianti, degli industriali, degli artigiani, associazioni sindacali e politiche, ordini professionali e una fitta rete di organizzazioni di volontariato.
      C'è, dunque, un territorio ben delimitato sul piano geografico e nelle sue dimensioni naturalistiche, socio-economiche e storiche. Si può affermare che l'Arcipelago toscano rappresenti un unicum da valorizzare e salvaguardare, con tutte le condizioni indispensabili per rappresentare un territorio autonomo. È fuori dubbio che l'isola d'Elba abbia nel tempo svolto funzioni e compiuto scelte spesso autonome, per cui la presente proposta di legge va a configurarsi come il riconoscimento giuridico di una situazione già pienamente collaudata e realizzata nei fatti.

 

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